Il Buran di fine Febbraio 2018

L’evento di fine Febbraio 2018 ha scritto un’importante pagina di meteorologia per l’Europa. Anche l’Italia ha vissuto una situazione davvero rara, ma per la durata limitata (5 giorni), non è paragonabile ad altre storiche ondate di freddo (1956,1985,2012), anche se come picco d’intensità è da considerare comunque ai massimi livelli.

L’evento è stato anticipato da un riscaldamento stratosferico eccezionale e dalla formazione di un potente anticiclone in area polare e russa, che ha invertito il movimento delle masse d’aria sul continente euro/asiatico, permettendo così all’aria siberiana di mettersi in cammino verso l’Europa.

Eloquente è la mappa globale delle temperature ad 850hPa che mostra un’unica immensa distesa di gelo da Trieste al Giappone, una situazione vista poche altre volte negli ultimi decenni:

Il gelo irrompe nella nostra zona il 25 Febbraio con forti venti nord/orientali che fanno precipitare la temperatura a -3°C in serata.

I valori termici sono da subito ragguardevoli, in libera atmosfera arrivano le isoterme di -10°C a 1350 m e -5°C a 700 m. L’aria è freddissima anche nei bassi strati, caratteristica propria dell’aria continentale. Arrivano anche le prime nevicate, deboli e polverose, in pieno stile siberiano. A San Giustino durante la notte cadono 2,5 cm molto ventati.

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Il giorno 26 (estremi -5,0°C/-2,0°) si hanno poche precipitazioni, le nuvole sono addossate sul versante adriatico, ma il freddo e il vento (fino a 80 km/h) dominano lo scenario. Eccezionale la massima registrata.

Il 27 (estremi -6,8°C/-1,2°) la situazione è molto simile, il freddo intenso continua, ma le nevicate restano confinate nelle Marche e in Appennino, compreso il nostro, dove il manto nevoso raggiunge accumuli consistenti. Il freddo in quota raggiunge un picco di assoluto rilievo, in libera atmosfera si ha un’isoterma di -13°C a 1300 m.

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Il giorno 28 (estremi -9,4°C/+1,8°), sono le minime a fare scalpore, con l’intero centro/nord italiano sotto lo zero, e la nostra zona diffusamente intorno ai -10°C.

Ma le temperature sono scese così in basso perchè l’afflusso freddo è ormai al termine, e si sono create condizioni favorevoli al calo termico da irraggiamento durante le ore notturne. Il grosso del freddo sta scivolando infatti a nord delle Alpi, risparmiando l’Italia da un gelo che sarebbe stato ancor più eccezionale. Dal tardo pomeriggio iniziano ad avvicinarsi correnti più miti ed umide da S/O, ma che saranno il preludio di un peggioramento che porterà la neve, questa volta anche in vallata.

Prime velature in arrivo da Ovest, nel tardo pomeriggio del 28 Febbraio

Nelle prime ore del 1 Marzo (estremi -3,1°C/+0,5°C), arriva la neve, che a San Giustino cade per qualche ora raggiungendo uno spessore di 6,5 cm.

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Ma le correnti miti sud/occidentali iniziano a spingere sempre di più, tanto che da mezzogiorno la precipitazione nevosa viene sostituita dalla pioggia, che cade però con temperature ancora vicine allo zero.

Si crea una particolare situazione, davvero molto rara per le nostre zone. Infatti mentre alle quote più alte, sopra i 1000/1200m, dove si forma la precipitazione, l’aria calda ha preso pieno possesso grazie alle correnti sud/occidentali, alle quote più basse una debole circolazione nord/orientale fa ancora affluire l’aria gelida depositatasi al suolo in seguito all’ondata siberiana, difficile da scalfire perchè più densa e pesante di quella mite in arrivo.

Qui sotto delle mappe che mostrano la situazione del 1 Marzo alle 19, le due sopra relative alle correnti e alle temperature a circa 700 m di quota (con ben visibile l’aria fredda nel nord dell’Umbria), le seconde a circa 1400 m.

Quindi, quali sono gli effetti di questa situazione? La pioggia cade con la temperatura che in alcune zone di pianura e di collina si attesta sotto gli zero gradi, congelando così a contatto con le superfici, e dando vita al cosiddetto fenomeno del gelicidio.

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La pioggia continua a cadere per tutta la serata e parte della notte, mentre l’aria calda africana guadagna sempre più terreno, riuscendo a porre fine al gelicidio prima dell’alba del giorno seguente, quando ormai in alcune zone si era depositata una notevole quantità di ghiaccio. Ma avviene anche un altro raro fenomeno. Le correnti africane avevano trasportato sabbia dal Sahara, colorando così la neve e il ghiaccio di un tono rosa/arancio. Il paesaggio assume così una veste surreale, con neve colorata e “ghiaccioli” che si erano staccati dai rami con l’arrivo dell’aria calda, anch’essi colorati. Il tutto in un terreno glassato da qualche millimetro di gelo.

Di seguito un video, che rende l’idea di quanto avvenuto:

Ondata di freddo che si conclude quindi con un fenomeno molto raro, quasi a voler far notare la potenza del Buran che ci stava oramai lasciando.

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